sabato 22 ottobre 2011

un sorriso

Il piacere di donare un sorriso. Il piacere di strappare un sorriso. Il piacere di condividere un sorriso.
Nella mia gioventù ho incontrato poche persone che riuscivano a strapparmi un sorriso. La mia espressione era constantemente increspata in una smorfia di sofferenza. Tenevo i denti stretti stretti (sarà per questo che hanno sofferto così tanto), così facendo mi sembrava di trattenere un qualcosa che saliva dalla bocca dello stomaco e che sicuramente, se non controllata, avrebbe preso possesso di me e della mia mente. La chiamavo e la chiamo tutt'ora la "Bestia"  .

Poi leggendo libri di filosofia zen, imparai che è molto meno faticoso ridere che piangere e fa bene alla salute. Così imparai a lasciarmi andare e quando sentivo la bestia che saliva cercavo immediatamnte dentro di me un ricordo piacevolmente buffo che mi facesse sorridere. Era come se togliessi carburante a quella bestia, imparai ad affinare questa tecnica, che a volte non mi riusciva e la bestiaccia prendeva possesso di me e della mia mente facendo piazza pulita di tutti gli affetti che faticosamente ero riuscita a portare attorno a me.

Puntualmente mi rifacevo da capo per rifare il "parco amicizie". Ma un passetto per volta, sono riuscita a controllare quella bestiaccia, che tengo tutt'ora senza cibo e senza benzina, lì dove è sempre stata, con il sorriso ed ogni volta che devo affrontare un argomento spinoso, o un chiarimento ad un equivoco, o un diverbio con qualcuno, o affrontare una persona nervosa e aggressiva, alla fine chiudo con una battuta e una bella risata.

Sicuramente sorridere è un piacere, ma far ridere gli altri è difficile. Quando riesco a strappare un sorriso ad una persona afflitta dalle problematiche della vita, sento un piacere all'anima e in quel momento mi sento abbracciata a quell'anima sofferente. Ma il piacere più grande lo proviamo quando strappiamo un sorriso a nostro figlio.

Quando gli porti un gioco e lui non sà a cosa serva quell'oggeto e rigira l'oggetto guardandolo con quell'aria indagatrice e poi sconsolato e deluso ti guarda con quegli occhi teneri e il musetto imbronciato e tu gli prendi quell'oggetto e lo metti in funzione e gli fai vedere come usarlo e lui, con occhi spalancati, concentra tutta la sua attenzione a provare di far funzionare quell'oggetto ed ecco, riuscito a capire che il gioco allieterà parte delle sue giornate future, ti guarda con un sorriso di gratitudine che ti entra nel cuore e tu lo culli perchè riposi lì quel piacere incredibile che non ha uguali e pensi..." Sorridere è vita".

5 commenti:

Unknown ha detto...

Un sorriso per Te che hai acceso ora un sorriso in me...sereno divenire nel giorno Amica Cara...
dandelìon

Galadriel ha detto...

Grazie amica mia del tuo sorriso. A presto un abbraccio.

Legolas Helda ha detto...

Grazie di cuore...
Vita lunga e prospera.

Enzo ha detto...

Sebbene possa sembrare il contrario, amo ridere, anche di quelle risate grasse che ci liberano di chili di zavorre. Io li chiamo fantasmi. A volte tornano, ma da un po' di tempo tornano molto meno di frequente. Far ridere gli altri non è difficile. E' farli sorridere che diventa un problema. Ci vuole anima, sensibilità, empatia. Un abbraccio.

Galadriel ha detto...

Si caro Enzo, hai detto giusto! Il ridere è uno sfogo un impulso a volte dettato anche da una situazione imbarazzante, è un istinto. Ma il sorridere è un messaggio d'amore che parte dall'anima. Hai detto giusto "ci vuole anima, sensibilità, empatia.....hai ommesso AMORE!
Un abbraccio

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