venerdì 1 luglio 2011

abito che fù

come Abito che fu!

Fin dai tempi più remoti, l'uomo ha usato il suo ingegno per cercare di sopravvivere e migliorare la sua sopravvivenza. Una delle prime "comodità" che l'uomo ha cercato è stato il ripararsi dal freddo, dal caldo e dalle intemperie. Per prima si sarà costruito un riparo poi si sarà preoccupato di vestirsi con fibre vegetali intrecciate fra loro.

L'uomo primitivo osservava gli animali, che cacciava e per nutrirsi, come si riparavano dal freddo. Impararono così a coprirsi con le pelli degli animali uccisi. Nonostante si pensi che l'uomo primitivo non usasse tecniche complicate per costruirsi un abito, è stato provato invece che la concia della pelle era una procedura molto difficile e complessa e l'uomo dovette superare molti ostacoli per trovare una soluzione ottimale.

 La pelle appena scuoiata è mormida ma poi indurisce e due erano i metodi possibili utilizzati allo scopo di rendere soffice la pelle: immersione completa nell’acqua e, una volta riemersa, successiva percussione con un mazzuolo di legno o masticazione durevole. L’uomo primitivo sperimenta quindi le prime forme d’ingegno mediante la sperimentazione diretta cercando di impedirne l’indurimento. Primo tentativo tramite immersione nell’olio, o succedaneo naturale, dopo averla saputamente ammorbidita nei modi conosciuti, ma..

considerando l’usura e la completa asciugatura nel tempo della sostanza liquida untuosa, adotta un nuovo metodo mediante immersione nell’acqua intrisa di un estratto preso dalla corteccia degli alberi, adatto a conferire morbidezza permanente e maggiore impermeabilità. Questo fu l’inizio della tannatura, derivante dal trattamento dell’acido tannico, sostanza che si trova appunto nella corteccia di certi alberi che a contatto con l’acqua produce il suddetto acido e dal quale si ottiene la concia del pellame, procedimento attualmente usato nelle aziende concerie.

Dopo aver ottenuto la sofficità della pelle, inizia a definire delle forme concrete da avviluppare o cingere con legacci intorno ad esso al fine di valorizzare la classica coperta, finora usata come ombrello contro le intemperie e gli agenti atmosferici, in modo tale da indossarne il prodotto ottenuto. Fase successiva alla soffice conservazione della impermeabilità durevole diventano il taglio e la presunta confezione delle pelli trattate, con lacci e legacci ed infine con aghi fatti da schegge di ossa o d' avorio. E fu così che l'uomo iniziò a coprirsi con abiti fatti su misura.

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