Lei sta con me da 34 anni ed è ancora bella e rigogliosa nonostante una piccola macchia scura.
Un tronchetto della felicità, che una amica mia e di mio marito ci regalò come buon augurio alla nostra unione. Era un piccolo ciuffetto verde che spuntava da un tronchettino piccolo al massimo 2 centimetri di diametro. Mi presi cura di questo "ciuffetto verde" ogni giorno e anche se non è diventata un gigante, ora cresce su di un tronco di 10 centimetri di diametro.
L'ho sentita tanto legata a noi, da tenerla in gran considerazione e curarla così come ho curato il nostro amore, con la netta sensazione che trascurando lei, avrei minimizzato l'importanza del nostro sentimento. Tanti amici, incontrati negli anni, dopo aver ascoltato la storia di "ciuffetto", si convincevano che la pianta in qualche modo ci aveva portato fortuna, anzi, la ritenevano responsabile della buona riuscita della nostra unione, tanto da chiedermi una piantina strappata dal tronco di "ciuffetto", decisi a far funzionare la loro storia con la benedizione di una piantina porta fortuna.
Lei è cresciuta e noi siamo invecchiati, lei è diventata più pesante ogni anno e io con meno forza ogni anno. Come ogni primavera, la metto fuori davanti casa in modo che prenda un po' di luce e un po' di tepore dal sole primaverile. Ma giornate calde con sole forte mettevano in serio pericolo la nostra pianta. Il tronchetto non vuole sole forte e diretto e richiede molte annaffiature, ama l'acqua fresca e abbondante. Con un terriccio appesantito di qualche litro d'acqua, il vaso era divenuto così pesante che, anche trascinarlo all'ombra sotto all'albero dove passa ogni estate, mi risultava difficile se non quasi impossibile, tanto da chiedere aiuto a mio marito, che mi rispose:" Dopo la metto sotto all'albero, dopo".
Dopo, ma cosa significa dopo? Dopo cosa e sopratutto, dopo quando? Il dopo è un tempo indefinito secondo me, che si misura solo con una scala di priorità, e probabilmente la pianta era in fondo alle priorità di mio marito. Il tronchetto della felicità lo trascinai io raccogliendo tutte le forze che mi erano rimaste e anche con uno sforzo ulteriore, tanto da procurami un bel mal di schiena.
La pianta era al sicuro sotto l'albero, anche se con una bella macchia scura nella foglia centrale, procurata dall'esposizione diretta al sole.
Mentre la guardavo mi sono resa conto che la pianta ci ha accompagnati in tutti questi anni perché io me ne sono presa cura; per una volta che doveva farlo mio marito, una bella cicatrice ha segnato le foglie più tenere. Forse non è stata lei a portare fortuna alla nostra unione, ma l'amore con cui me ne sono presa cura, lo stesso amore che ho dedicato a lei. Ho capito che non ho mai delegato mio marito a farlo perché la mia priorità era quella: l'amore che c'è fra noi e il bisogno di cura che ha, esattamente come una piantina riesce a crescere tanto da diventare intrasportabile, e come una pianta cresciuta, l'amore ogni anno richiede una fatica in più per ravvivarlo e rinfrescarlo ogni primavera.
A Natale ero così bella!
1 commento:
ciao cara Katy, ho letto la storia del tuo tronchetto, ricco di allusioni colme di significato, come il concetto del "dopo"...che la felicità continui..abbraccio:-)
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