venerdì 30 agosto 2013

Calcio che fu

come Calcio che fu! Nonostante non siamo ancora in grado di stabilire l'esatta origine del Calcio o gioco della palla, dopo secoli di ricerche al riguardo e con ogni probabilità e buona pace di tanti non lo sapremo mai, possiamo comunque ipotizzare con un certo grado di rischio delle teorie in base ai risultati scaturiti dalle numerose ricerche di cui disponiamo.
Sembra che il Calcio abbia avuto origini molto antiche, addirittura risalenti a parecchie centinaia di anni prima dell'avvento di Cristo. Chiaramente era molto ontano dall’essere considerato uno sport regolamentato da articoli e leggi basilari ma era comunque un ottimo diversivo in quei tempi in cui gli svaghi non erano poi così bizzarri e fantasiosi.
Il calcio in Cina nel 200 a.c.

Durante il periodo che correva nel 200 Avanti Cristo, infatti, già si pratica un calcio primitivo in Cina dove le gente è solita divertirsi giocando a tsu-chu, ovvero “colpendo col piede (tsu) una palla di pelle imbottita in svariati modi (chu).
In Giappone, all'incirca durante lo stesso periodo, si faceva uso del gioco del kemari, che comprendeva le seguenti componenti: due formazioni da otto uomini che si sarebbero affrontati con lo scopo di spedire una palla, chiaramente tramite calci, in uno spazio delineato da alberi.
E a ben pensarci non è che ci fossero tutte queste differenze con il calcio d’oggi praticato dai bimbi nei giardini e nei vari spazi verdi. Nell’antica Europa, dove forse il calcio si propagò più tardi, altresi, è in uso uno sport che rammenta sia l’attuale calcio che il rugby, per certi versi parente stretto del nostro sport più apprezzato e amato, come per dire, il diretto antenato: gli antichi greci lo chiamavano episkyros, mentre i romani harpastum. Si sono ipotizzate persino origini macabre a tal proposito. Probabilmente il calcio nacque dal prendere a calci il cranio mozzato di qualche audace conquistatore o quello di un tiranno detronizzato o più semplicemente di un nemico caduto in guerra.
Il calcio comunque è uno sport che comunque aveva delle versioni molto violente e che non di rado le partite si chiudevano con la morte di alcuni componenti delle rispettive squadre. Crudeltà che si coniugava coi tempi non proprio benevoli. Praticare questo sport era prerogativa della gentaglia e non di certo dei nobili che si dilettavano in giochi più nobili.

Il calcio tra gli Aztechi ed i Maya

Il carattere così cruento di questo sport è per fortuna destinato ad eclissarsi, magari, trasferendosi dal campo alle tribune, per quello che oggi chiameremmo tifo violento. In tempi remoti sia i Maya che gli Aztechi pare si divertissero al gioco della palla. I loro sferisteri sono numerosi ed molto vasti: la lunghezza dei campi da gioco variava da 30 fino a 120 metri. Sulle pareti laterali erano infissi anelli di pietra attraverso i quali i giocatori dovevano far passare una pesante palla di caucciù, spingendola a colpi di spalla, di gomito e di anca. Guanti, ginocchiere, grembiuli e imbottiture li proteggevano dagli urti più violenti. Il gioco non era solo occasione di svago, ma anche rito religioso. Pare che sovente i Maya usavano uccidere i giocatori sconfitti che venivano così sacrificati agli dèi. Beh, meno male che adesso le abitudini sono un po’ diverse. Questo sport cominciò seriamente ad avvicinarsi ai tempi d’oggi in Francia, dove nei campi destinati al calcio già vi erano ad esempio dei pali al limitare delle porte. E anche quelli che adesso chiamiamo moduli di gioco cominciano a delinearsi in una maniera piuttosto sistematica, come il 4-5-3-15 (per usare una terminologia aggiornata) che prevedeva, pensate, 15 attaccanti, per un totale di quasi 30 uomini per squadra. Parliamo già di Medioevo. Così come nel Medioevo questo sport cominciò ad aver fortuna anche in Italia, dapprima diffondendosi a Firenze per poi allargare gli orizzonti in tutta la Penisola, radicandosi in maniera incredibile.
Anno 1872: Inghilterra-Scozia 0-0

Strutturato con maggior precisione, il football assume nel tempo aspetti olimpici del rispetto dell’avversario, tanto che ormai tali principi costituiscono, almeno in teoria, le basi di tale gioco. Tuttavia per attendere la nascita dello sport regolamentato a tutti gli effetti occorrerà aspettare nientemeno il 1885 quando venne “eretta” la Lega Professionistica Inglese, ovvero l’assemblea delle società che fanno del calcio la loro attività principale, potendo contare sugli incassi, sui premi-partita, sulle scommesse, sul dovere di far quadrare i propri bilanci. Quella data, tuttavia, non va intesa come l’anno di nascita del calcio moderno, per il quale bisogna operare un salto indietro di una ventina d’anni e tornare al 1863. Per la precisione all’8 dicembre, giorno in cui in seno a una federazione di undici club londinesi si verifica la scissione tra cultori del rugby e del calcio. Narra la letteratura sportiva che “Il 26 settembre 1863, alla Taverna dei Frammassoni di Londra (Free Masons Tavern), i rappresentanti di undici società si erano riuniti per dar vita a un’assemblea con lo scopo di stendere un regolamento definitivo che unificasse in un unico sport le regole del rugby e quelle del calcio. Ne nasce una disciplina complessa, un ibrido tra la ruvidezza rugbistica degli sfondamenti e delle galoppate palla in mano e l’eleganza, anch’essa in verità ruvida, dell’obbligo di manovrare la sfera coi soli piedi e di dover limitare al minimo i contatti fisici con l’avversario”.
Le origini del calcio ufficiale in Italia risalgono alla presenza di cittadini soprattutto inglesi, residenti per motivi per lo più commerciali in diverse città del Nord, in primis Genova e Torino, e alla loro passione e pratica sportiva che così importarono da noi. Le prime società calcistiche furono l’International Football Club di Torino, fondato nel 1891, e, nel 1893, il Genoa Cricket and Athletic Club. Poi dal consorzio di queste società nascerà i la Federazione Italiana del Football. Un ruolo cardine fu sviluppato dal movimento delle società ginnastiche, che già potevano godere di una notevole diffusione sul territorio e che accolsero in sé e promossero la pratica del nuovo sport.

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