mercoledì 19 settembre 2012

Le tette della dada Tota

La dada Tota! Sembra una parola strana ma è il termine con cui chiamavo una "tata" che avevo da piccola. Dada è un termine che noi romagnoli usiamo al posto di sorella, cugina, amica, tata o qualsiasi altra figura che riteniamo molto cara e che ci protegge. Dado, al maschile e dadino  diminutivo che si usa per i bambini o i più piccoli d'età.

Ritorniamo alla dada Tota, diminutivo di Terora, nome stranissimo mai sentito poi, in vita mia. Quindi anche il nome unico la faceva una persona speciale. Lei non aveva figli, e probabilmente ne avrebbe voluto avere, perché l'immagine che ricordo di lei è sempre quella con un bambino in braccio.

Radunava tutti, i bambini del vicinato, e ci raccontava favole, racconti di cavalieri e draghi, fanciulle e streghe malvagie, e ci cantava canzonette. Aveva una bellissima voce, e ricordo che quando mi prendeva in braccio (aveva sempre uno di noi in braccio) le toccavo la gola con il ditino mentre lei cantava e mi divertivo a sentire quella vibrazione che sfumava anche la voce.

Aveva due grosse tette, enormi. Io piccolina le vedevo grandissime! Morbide come un cuscino mi ci appoggiavo quando lei mi prendeva in braccio e giocavo con un suo orecchino che pendeva dal lobo allungato dal suo peso. Per me quelle tette erano un enigma! Mamma non le aveva e io nemmeno quindi dovevano essere aliene. Le vedevo così enormi con una spaccatura in mezzo profonda...cosa c'era mai in fondo a quella spaccatura? Ricordo che la curiosità mi spingeva a sondare con lo sguardo quello spacco e ci buttavo dentro sassolini, bastoncini e con il ditino li spingevo giù come per vedere se toccavano il fondo.

Non li vedevo riemergere da quella profondità, e il mistero mi portava a fantasticare di fate e di gnomi che vivevano ai piedi di quelle grosse montagne e che si tenevano i legnetti per il loro fuoco. Immaginavo che in quell'abisso ci abitasse pinocchio, biancaneve e i sette nani, pollicino, l'orco e pensavo dove mai fosse la balena...ma si, ci stava pure lei in quella spaccatura enorme.
Avevo circa tre anni, me la ricordo molto bene perchè era importante per noi bambini! L'aspettavamo come fosse l'unico svago al mondo, ma forse era così. Il mio mondo fantastico era fra le tette di dada Tota.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Ma che bel racconto, sembra proprio un racconto d'altri tempi...che rassicuranti quelle tette enormi e morbide, e il solco tra una e l'altra...ricordo che anche per me da bambina quel solco ha sempre rappresentato il mistero dei misteri.
A presto, buona serata.
Antonella

Unknown ha detto...

Grazie del messaggio,ti aspetto tra i mie follower,ciao Paolo

Legolas Helda ha detto...

Mio Dio! Non saprei che fine farei in mezzo a quelle tette enormi! Di certo prima di accingermi ad accostarmi ad esse mi premunirei di bombole d'ossigeno e magari un ricevitore GPS, per comunicare con il mondo esterno dando le mie coordinate!
Bando agli scherzi...in effetti devo constatare che il seno prospero di una donna ha da sempre fatto da icona a senso di mistero, attrazione verso la fantasia più illimitata ed estrema. Bimbo oppure bimba che sia, un prospero seno e sempre quello che sia!
Grazie Galadriel per i tuoi sempre gioviali e originali post.
Vita lunga e prospera.

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