Si doveva bollire prima dell'uso oppure aggiungerci sale d'Ammonio ( Ammoniaca, ma questo solo dal 300 in poi) Quando poi subivano assedi, non era reperibile neanche legna per bollire l'acqua quindi si usava urina anche animale direttamente sugl'indumenti, visto che l'Ammoniaca abbonda nell'urina. Era per questo che gli indumenti erano sbiaditi di colore poco vivace e[...]
Sopra si metteva una tela molto spessa che facesse da filtro in modo che la cenere non filtrasse nel bucato, e si versava l'acqua e cenere e si lasciava in ammollo per un giorno. Alla sera si toglieva il grosso tappo di legno e si raccoglieva il “ranno” lo si faceva bollire e si versava di nuovo sulla biancheria e questo per tre volte lasciando l'ultima volta a riposo tutta la notte.
Il ranno che poi ne usciva si usava per lavare gli indumanti colorati. Il bucato veniva cosi strizzato messo su cavalletti di legno chiamati scranni e si portavano al fiume a fare un'abbondante sciacquata. Questa operazione si praticava d'estate e d'inverno e le donne dovevano legarsi i polsi per evitare la corrosione della lisciva e del gelo...
Per 2500 anni il lavaggio del corpo e dei panni è stato fatto trattando i grassi con le ceneri delle piante. Solo alla metà dell'800 si capì che il processo dava luogo alla formazione di sali di potassio o di sodio (presenti nei grassi) che si combinavano con la glicerina. Tali combinazioni si chiamano saponi; si attribuisce la loro origine ai fenici e il nome Marsiglia perché forse importati da questo porto o qui fabbricati. Per fare il sapone si partiva sempre dalla lisciva (forte, satura) bollendola con il grasso, sia d’origine animale, che vegetale e addensandola con sale. Il sapone dette inizio ad un'era di ricerca dell'igiene e alla fabbricazione del sapone a livello industriale e perfezionandoli fino ad addizionarli di varie fragranze che deliziassero anche l'olfatto.
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