sabato 6 agosto 2011

lo stregone bianco

Albert Schweitzer chiamato dagli indigeni " lo stregone bianco"
Premio Nobel per la Pace 1952 la sua massima fu:
«Riflettere sull'etica dell'amore per tutte le creature in tutti i suoi dettagli: questo è il difficile compito assegnato al tempo in cui viviamo.»

Nasce in Alsazia 14 gennaio 1875 . Il padre è un pastore luterano e predica in una chiesetta frequentata da cattolici e protestanti e dove venivano celebrati due riti , in francese, in tedesco e bilingue. A questo proposito, Schweitzer scrive: «Da questa chiesa aperta ai due culti ho ricavato un alto insegnamento per la vita: la conciliazione. Le differenze tra le Chiese sono destinate a scomparire. Già da bambino mi sembrava bello che nel nostro paese cattolici e protestanti celebrassero le loro feste nello stesso tempio».
Da piccolo amava la musica e a sette anni compose un inno e a otto imparò a suonare l'organo.
Amava tutte le creature e fin da piccolo coltivò l'amore e il rispetto per tutti gli esseri viventi. Così ebbe a dire: «Fin dalla mia più tenera infanzia ho sentito il bisogno di avere compassione per gli animali. Ancor prima di andare a scuola non riuscivo a capire perché, nella preghiera della sera, dovevo pregare soltanto per delle persone. Per questo, dopo che mia madre mi aveva fatto ripetere la preghiera e mi aveva dato il bacio della buona notte, in segreto aggiungevo una preghiera per tutti gli esseri viventi, composta da me. Diceva così: "Buon Dio, proteggi e benedici tutto ciò che ha respiro, difendili da ogni male e fa' che dormano tranquilli."»
Medico, teologo, musicista e missionario luterano tedesco, si distinse per la sua abilità a suonare l'organo ed era considerato un eccellente organista. Nel 1904 lesse un articolo sulla popolazione del Gabon affetta da malaria lebbra malattia del sonno e decise che sarebbe andato in Africa. Si laureò in medicina e si specializzò in malattie tropicali. Aveva le idee ben chiare sulla destinazione e Schweitzer spiegò la sua scelta: «Qui molti mi possono sostituire anche meglio, laggiù gli uomini mancano. Non posso più aprire i giornali missionari senza essere preso da rimorsi. Questa sera ho pensato ancora a lungo, mi sono esaminato sino al profondo del cuore e affermo che la mia decisione è irrevocabile»...
 I missionari furono inizialmente scettici sull'interesse dimostrato dal noto organista per l'Africa. La risposta di Schweitzer fu quella di impegnarsi a raccogliere fondi per conto proprio, mobilitando amici e conoscenti e tenendo concerti e conferenze per realizzare il sogno di costruire un ospedale in Africa.
Approda, il 16 aprile 1913, a Port Gentil e, attraversando l'Ogooué, giunge sulla collina di Andende, sede della missione evangelica parigina di Lambaréné, dove accolto dagli indigeni appronta alla meglio il suo ambulatorio ricavato da un vecchio pollaio, con una rudimentale ma efficace camera operatoria, cui venne attribuito il suo stesso nome: Ospedale Schweitzer. Ad accompagnarlo in questa sua avventura è una giovane donna, di origine ebrea, che di Schweitzer sarebbe diventata la moglie e la compagna di vita: Hélène Bresslau, conosciuta nel 1901 a una festa di nozze. Albert e Hélène si sposarono nel 1912, dopo che Hélène ebbe ottenuto il diploma di infermiera, conseguito per realizzare il sogno comune con il marito. Cominciano ben presto ad arrivare ogni giorno almeno una quarantina di pazienti. Albert ed Helene si trovano di fronte malattie di ogni genere legate alla malnutrizione, così come alla mancanza di cure e medicinali: elefantiasi, malaria, dissenteria, tubercolosi, tumori, malattia del sonno, malattie mentali, lebbra. Per i lebbrosi, molto più tardi, nel 1953, coi proventi del Nobel per la Pace, costruirà il Village Lumière.
Piano piano il "grande stregone bianco" conquista la fiducia della gente di Lambaréné, e non solo. Dal profondo della foresta, da villaggi lontani anche centinaia di chilometri, arrivano malati desiderosi di cure. Schweitzer (e la sua comunità di medici volontari che piano piano cresce intorno a lui) diventa un benefattore, una figura di riferimento, e le notizie di quello che sta facendo nel cuore dell'Africa più nera smuovono l'opinione pubblica mondiale.
Schweitzer fu arrestato con la moglie a causa della loro nazionalità tedesca e si ammalarono entrambi di dissenteria e di tubercolosi. Grazie all'intervento di amici parigini furono rilasciati e poterono tornare in Alsazia. Il 14 gennaio 1914 gli naqcue una figlia e si accese un barlume di speranza per Albert di ritornare in Africa. Le sofferenze provate in prima persona lo aiutarono ulteriormente a comprendere meglio gli altri, mentre il recupero del lavoro come assistente medico presso l'ospedale di Strasburgo, la riconquista delle sue funzioni di pastore presso la chiesa di Saint Nicolas di Strasburgo, contribuirono molto al recupero delle sue energie psico - fisiche. La ripresa dei concerti d'organo inoltre, con una tournée in Spagna, gli dimostrò che era ancora molto aprrezzato come musicista.
Dal punto di vista scientifico gli venne conferita la laurea honoris causa dall'Università di Zurigo e nel 1920 Albert fu inviato dall'arcivescovo svedese dell'Università di Uppsala per una serie di conferenze che, insieme ai concerti d'organo che seguirono prima in Svezia, poi in Svizzera, gli permisero di raccogliere i nuovi fondi da inviare a Lambarenè per le spese di mantenimento dell'ospedale negli anni di guerra.
Il 14 febbraio 1924 Albert lasciò Strasburgo per raggiungere di nuovo l’agognata missione di Adendè il 19 aprile. Dell’ospedale non era rimasta che una baracca: tutte le altre costruzioni avevano ceduto col passare degli anni o erano completamente crollate. Organizzandosi per fare il medico di mattina e l’architetto nel pomeriggio, Albert, lo stregone bianco, dedicò i mesi successivi alla ricostruzione, tanto che nell’autunno del 1925 l’ospedale poté già accogliere 150 malati e i loro accompagnatoriAlbert racconterà così la commozione della prima sera nel nuovo ospedale: ”Per la prima volta da quando sono in Africa, degli ammalati sonno alloggiati come si conviene per degli uomini. È per questo che levo il mio sguardo riconoscente a Dio, che mi ha permesso di provare questa gioia.
Complessivamente Albert fece diciannove viaggi a Lambarenè. Ovunque andasse era oberato di impegni: in Africa oltre che medico, era anche il costruttore e l’amministratore dell’ospedale. In Europa insegnava, sosteneva concerti e conferenze, scriveva libri per raccogliere fondi per la sua opera. Spesso veniva insignito di lauree Honoris causa e di molteplici riconoscimenti, tanto che la rivista Time lo considerò ‘’il più grande uomo del mondo’’. Non era stato né il primo né l’unico medico ad inoltrarsi nella foresta vergine, ma il suo pensiero, il suo spirito, la sua personalità erano diventati un riferimento per molti,che in tutto il mondo condividevano i suoi ideali, tanto che vari professionisti seguendo il suo esempio si misero a servizio di opere umanitarie o missionarie in Africa. La sua tempra fisica, il suo carattere fermo unito a grande sensibilità e intelligenza, il rispetto per ogni forma di vita, la perseveranza, la fede, la musica d’organo e ogni opera che compiva vivendola appassionatamente, erano i motivi del suo successo. Ciononostante il grande uomo, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, rimaneva notevolmente umile e timido. Confessò a un suo corrispondente svizzero: “..soffro di essere famoso e cerco di evitare tutto ciò che attira su di me l’attenzione”.
Fece la battaglia contro le armi nucleari e nel 1952 fu insignito del Premio Nobel per la pace.
Schweitzer non volle più ritornare a vivere nella sua terra natale, preferendo morire nella foresta vergine vicino alla gente a cui aveva dedicato tutto se stesso. Ed il 4 settembre 1965 morì, ormai novantenne, poco dopo sua moglie, nel suo amato villaggio africano di Lambaréné. Migliaia di canoe attraversarono il fiume per portare l'ultimo saluto al loro benefattore, che sarà seppellito presso l'ansa del fiume. I giornali occidentali ne annunciarono la morte: "Schweitzer , uno dei più grandi figli della Terra, si è spento nella foresta".
Il posto di Schweitzer sarà preso dal successore da lui designato, Walter Munz, un medico svizzero che a soli ventinove anni, nel 1962, aveva abbandonato una vita tranquilla e agiata in Europa per dare una mano a Lambaréné.
Dagli indigeni con cui visse fu denominato Oganga Schweitzer, lo "Stregone Bianco Schweitzer".

2 commenti:

Legolas Helda ha detto...

Grazie di vero cuore Galadriel finiarel! Mi ha davvero commosso la storia di quest'uomo, che aveva un cuore di angelo, ricolmo d'amore per la vita, per l'arte, per la bellazza infinita della creazione tutta!
Possa Dio non fare mancare mai animi e cuori cosi, tra le sue meraviglie .
Lunga vita e prosperità.

Galadriel ha detto...

Sai Legolas ho sentito questa storia sul canale digitale della rai "rai storia" proprio ieri. Gianni Minoli racconta la vita di questo personaggio, che non sapevo fosse esistito, e la sua storia mi ha entusiasmata.Buona parte della sua vita non ho potuta metterla sul post, sarebbe risultato troppo lungo. Perché ha veramente fatto tante cose buone e pensa che i Rockefeller erano ospiti fissi al suo modesto villaggio in Africa. Un giorno alla sua governante disse: prepara qualcosa da mangiare siamo in 24 a tavola-Ma dottore non abbiamo tutto questo cibo!-- Non fa nulla- disse lui- chiedi agli indigeni che cucinino un coccodrillo!. Gli fece mangiare il coccodrillo a personaggi da mille e una notte!!! Grande grande anima. Speriamo ne nascano ancora...lunga vita a te carissimo.

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