lunedì 15 agosto 2011

carattere e fermezza

Cari amici e lettori de"Il peccato veniale", volevo porgervi i miei più sentiti auguri di un sereno ferragosto, e nel farlo vi lascio la storia di una donna che con il suo carattere e la sua fermezza riusci a contravvenire alle regole che volevano in quel periodo storico le donne relegate a semplici figure formali ed apparenti.


Melisenda di Gerusalemme nata nel 1105, e morta a Gerusalemme, 11 settembre 1161, fu Regina di Gerusalemme dal 1131 al 1153.
Era la figlia maggiore del re Baldovino II di Gerusalemme e della principessa di origine armena Morfia di Melitene. Le venne dato il nome della nonna paterna, Melisenda di Montlhéry, moglie di Ugo I, Conte di Rethel.
Gerusalemme era stata conquistata dai crociati nel 1099, durante la prima Crociata, ed era governata da una dinastia proveniente dalla Contea di Rethel in Francia. Melisenda era l’erede di questa dinastia, e fu designata erede al trono di suo padre prima del 1129. Normalmente le donne ereditavano territori solo perché la guerra e la violenza portavano molti uomini ad una morte prematura, ma le donne che venivano riconosciute come regine regnanti era alquanto raro, quindi assistere a donne che esercitavano la loro autorità, era quasi una chimera. Melisenda con il suo carattere e la sua fermezza riusci...
a non essere sottoposta alla autorità di suo figlio, ma riusci a rimare indipendente.
Melisenda non fu una semplice reggente per suo figlio Baldovino III, infatti durante il regno di suo padre, Melisenda fu designata "filia regis et regni Jerosolimitani haeres" (figlia del re ed erede del regno di Gerusalemme) e il suo carattere fermo gli permise di avere la prelazione su altri nobili e sul clero cristiano nelle occasioni cerimoniali.
Fu sempre di più associata a suo padre nei documenti ufficiali, finanche il conio delle monete, la concessione di feudi ed altre forme di patrocinio e nella corrispondenza diplomatica. Baldovino fece in modo di crescere sua figlia come una capace successore e Melisenda godette del supporto della Alta Corte di Gerusalemme, una sorta di consiglio reale comprendente la nobiltà ed il clero del reame.
Tuttavia, Baldovino pensò anche che la figlia doveva sposare un potente alleato, uno che avrebbe dovuto proteggere e difendere con fermezza la figlia e la sua eredità di regina per lei ed i suoi futuri eredi. Egli voleva solo un consorte per sua figlia, e null'altro. Baldovino scelse Folco V d'Angiò, un rinomato comandante militare crociato, che in futuro sarebbe divenuto nonno paterno di Enrico II Plantageneto.
Per tutta la vita Melisenda godette del supporto fermo della Chiesa, dalla nomina a succeditrice di Baldovino II, poi durante il conflitto con Folco e successivamente, quando Baldovino III divenne maggiorenne. Nel 1138 fondò il grande convento di San Lazzaro in Betania che fece dirigere a sua sorella minore Ivetta. Melisenda con il suo carattere deciso ne riusci a fare una vera e propria abbazia reale, concedendo al convento la fertile pianura di Gerico. Fornì ricchi arredi e oggetti liturgici, così da non essere in alcun modo inferiore alle analoghe istituzioni maschili.
Secondo lo scrittore e storico Bernard Hamilton, Melisenda fece anche grandi donazioni al Santo Sepolcro, a Nostra Signora di Iosafat, al Templum Domini, all'Ordine dell'Ospedale, all'ospedale dei lebbrosi di San Lazzaro ed ai Premostratensi di San Samuele.
Tra il 1131 ed il 1143 la regina ricevette il Salterio di Melisenda. Si afferma che il Salterio fu un regalo che le fece Folco dopo la loro lite e la presunta infedeltà riferita ad Ugo.
Nel 1161 Melisenda fu vittima, probabilmente, di un ictus. La sua memoria, il suo carattere e la sua fermezza furono gravemente danneggiate e la sua presenza agli affari di stato fu seriamente compromessa. Fu assistita dalle sue sorelle prima che morisse l’11 settembre 1161.
Melisenda fu sepolta accanto a sua madre Morfia nel santuario di Nostra Signora di Iosafat Melisenda, come sua madre, lasciò le proprietà al monastero ortodosso si Saint S'eba.

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