venerdì 11 ottobre 2013

Calendario che fu

come Calendario che fu!
Prosegue il nostro cammino SPAZIO-TEMPO! ma mentre viaggiamo senza mete come raminghi di ciò che Fu E’SARA’ proviamo a dare uno sguardo al: Calendario che fu.
Calendario mesopotamico
I calendari primitivi, avevano come fondamento l’osservazione della posizione del Sole per tutta la durata del mese e del ciclo delle stagioni, ad esempio in Mesopotamia, l’anno era diviso in due cicli, uno per l’inverno ed uno per l’estate di 6 mesi lunari e la differenza tra i mesi dell’anno solare e quelli lunari era compensata dall’introduzione di un mese dopo il 12°, successivamente dopo il 6°, come, ad esempio, il già noto calendario di Nippur.
Calendario egizio


In Egitto invece il calendario prevedeva che l’anno fosse diviso in 3 stagioni: inondazione del Nilo, emersione delle terre e la mietitura, di 4 mesi di 30 giorni di 24 ore. Alla fine si provvedeva ad inserire 6 giorni dedicati a 5 divinità.

Calendario greco

Nel calendario greco l’anno iniziava in giorni diversi che variavano da città a città, ma la lunazione successiva a uno dei due solstizi o equinozi rimaneva la stessa. Era anche chiamato “calendario unisolare” perché prevedeva un ciclo di 8 anni con 5 anni di 12 mesi lunari (di 354 giorni) e 3 di 13 mesi (da 384 giorni).



Calendario romano
A Roma il calendario originariamente era formato da 10 mesi. Fu riformato da uno dei sette re di Roma, Numa Pompilio, che provvide all’ordinamento dell’anno in 12 mesi con numero dispari di giorni (escluso febbraio) per un totale di 355 giorni. Ma anche i saggi Romani si trovarono ben presto confusi nel computo dei giorni del loro calendario, alquanto complesso, anche perché i mesi non corrispondevano più alle stagioni! Si dovette attendere l’intervento dell’imperatore Caio Giulio Cesare (46 a.C.) che affidò all’astronomo Sosigene il compito di riformare il calendario, che prese dunque il nome di calendario giuliano (da Giulio, prenome di Cesare): dunque esso durava 12 mesi formati da 365 giorni e 6 ore e dopo 4 anni si aveva ungiorno “bis sextus Kal. Mart”, inserito dopo il 24 febbraio.
Altra peculiarità di questo calendario era la maniera di numerare i giorni; ogni mese aveva tre date fondamentali: calende il 1° di ogni mese, none il 5 o il 7 (in marzo, maggio, luglio, ottobre), idi il 13 o il 15, mentre gli altri giorni si designavano facendo riferimento a quanti giorni mancavano alle successive none o idi o calende.
Tale calendario fu di riferimento a tutta la cristianità fino al 1582! Divideva l’anno in mesi e giorni, come è diviso al giorno d’oggi, e considerava l’anno civile di 365 giorni interi, aggiungendo ogni quattro anni un giorno bisestile, così detto da “bis sextus” perché cadeva il giorno 6° antecedente alle calende di marzo; e bisestile dicesi da allora l’anno di 366 giorni. Tale correzione però portò col trascorrere del tempo a un anticipo dell’anno civile sull’anno solare, con una differenza di 10 giorni tra il primo e il secondo. Si rimediò a questo errore nel successivo calendario gregoriano, così detto dal papa Gregorio XIII (anno 1582), il quale stabilì la soppressione dei giorni in eccesso facendo seguire al 4.10.1582 (giovedì) il 15.10.1582 (venerdì) e riportando così la data dell’equinozio di primavera al 21.3. Si ordinò praticamente alla cristianità che si omettessero 10 giorni nel calendario di quell’anno (15 ottobre invece di 5 ottobre) e che da allora in avanti si dovessero ritenere bisestili tutti gli anni divisibili per 4, all’infuori gli anni secolari, in cui il numero formato dalle prime due cifre non sia divisibile per 4. Questo calendario fu accolto solo molto più tardi da alcuni paesi, l’ultimo fu la Turchia che lo adottò solo nel 1924! La chiesa ortodossa utilizza ancora oggi il calendario giuliano per le date dell’anno liturgico.
Calendario repubblicano francese
La storia del calendario che fu si conclude con l’istituzione, risultata temporanea, del calendario repubblicano in Francia dopo la rivoluzione francese per un decreto della Convenzione (5 ottobre 1793) e rimasto in vigore fino al 1° gennaio 1806. Divideva l’anno in 12 mesi di 30 giorni ciascuno, più 5 giorni complementari, i quali erano 6 nell’anno bisestile.
Ciascun mese era diviso in decadi e l’inizio dell’anno era fissato al 22 settembre. I nomi dei mesi erano: vendemmiaio, brumaio e frimaio per l’autunno; nevoso, piovoso e ventoso per l’inverno; germinale, floreale e pratile per la primavera; messidoro, fruttidoro e termidoro per l’estate.
Il calendario non va confuso con il lunario, che consiste in un libretto contenente tutti i giorni dell’anno, le fasi lunari, le feste civili e religiose, oltre che, giorno per giorno, previsioni meteorologiche e predizioni di avvenimenti futuri e neppure con gli almanacchi (di leopardiana memoria), pubblicazioni annuali, aggiornate sugli avvenimenti dell’anno precedente, con o senza calendario e con indicazioni astronomiche, astrologiche, meteorologiche e varie.

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