martedì 19 giugno 2012

Albert Eistein: sacrificio per proteggere la libertà politica e le conoscenze scientifiche a scopi pacifici.

Nasce il 14 marzo del 1879 a Ulm, in Germania, Albert Einstein, da genitori ebrei non praticanti. Dopo un anno dalla sua nascita la famiglia si trasferisce a Monaco di Baviera, dove il padre Hermann da vita, con il fratello Jacob, una piccola officina elettrotecnica. Einstein cresce nella Germania di Bismarck, un paese in via di una industrializzazione consistente, ma anche supportato con forme di dispotismo che si fanno sentire a vari livelli e in vari ambienti della struttura sociale.




Albert per natura era un solitario ed impara a parlare molto tardi. Il rapporto con la scuola si presenta immediatamente complicato: Albert, trovava il suo naturale rifugio nella propria dimora, dove la madre lo inizia allo studio del violino, mentre lo zio Jacob a quello dell'algebra.

Da fanciullo, legge libri di carattere scientifico con quella che definì "un'attenzione senza respiro". Non a caso, successivamente con tristezza dei primi corsi scolastici. Era contrario e non sopportava la severità che caratterizzavano la scuola a quei tempi, molto simile ad una caserma. [...]
Nel 1894 la sua famiglia immigra in Italia per trovare maggiore fortuna in una fabbrica di Pavia, nei pressi di Milano. Albert rimase solo a Monaco con lo scopo di terminare l'anno scolastico al ginnasio, per poi raggiungere la sua famiglia.

La fabbrica cominciò ad andare male ed il padre spinse Albert ad iscriversi al famoso Istituto Federale di Tecnologia, noto come Politecnico di Zurigo. Non avendo ottenuto un diploma di scuola secondaria superiore, nel 1895 dovette subire un esame di ammissione: fu bocciato per insufficienze nelle materie letterarie!
Ma il direttore del Politecnico, scioccato dalle capacità non comuni messe in mostra nelle materie scientifiche, spinse il ragazzo a non rinunciare ad ottenere un diploma che l abilitasse ad essere inscritto al Politecnico nella scuola cantonale svizzera progressiva di Aargau. Qui Einstein trovò un ambiante ben diverso da quella del ginnasio di Monaco. Nel 1896 finalmente approda al Politecnico. Proprio li prende una prima decisione: non farà l'ingegnere, ma l'insegnante!
All'epoca dichiarerà: "Se avrò fortuna nel passare l'esame, andrò a Zurigo. Lì starò per quattro anni per studiare matematica e fisica. Immagino di diventare un insegnante in quei rami delle scienze naturali, scegliendo la parte teorica di esse. Queste sono le ragioni che mi hanno portato a fare questo piano. Soprattutto, è la mia disposizione all'astrazione e al pensiero matematico, e la mia mancanza di immaginazione e di abilità pratica".

Durante i suoi studi a Zurigo matura la sua scelta: si dedicherà alla fisica piuttosto che alla matematica!
Si laurea nel 1900. Prende quindi la cittadinanza svizzera ottenendo un impiego all'Ufficio Brevetti di Berna. Il modesto lavoro gli da la possibilità però di dedicare gran parte del suo tempo allo studio della fisica.

Nel 1905 pubblica tre studi teorici. Il primo e più importante studio contiene la prima esposizione completa della teoria della relatività ristretta. Il secondo studio, sull'interpretazione dell'effetto fotoelettrico, conteneva un'ipotesi rivoluzionaria sulla natura della luce; egli affermò che in determinate circostanze la radiazione elettromagnetica ha natura corpuscolare, ipotizzando che l'energia trasportata da ogni particella che costituiva il raggio luminoso, denominata fotone, fosse proporzionale alla frequenza della radiazione.

Quest'affermazione, in base alla quale l'energia contenuta in un fascio luminoso viene trasferita in unità individuali o quanti, dieci anni dopo fu confermata sperimentalmente da Robert Andrews Millikan. Il terzo e più importante studio è del 1905, e reca il titolo "Elettrodinamica dei corpi in movimento": conteneva la prima esposizione completa della teoria della relatività ristretta, frutto di un lungo e attento studio della meccanica classica di Isaac Newton, delle modalità dell'interazione fra radiazione e materia, e delle caratteristiche dei fenomeni fisici osservati in sistemi in moto relativo l'uno rispetto all'altro. è proprio quest'ultimo studio che gli valse in seguito il premio Nobel per la Fisica nel 1921.

Nel 1916 pubblica la memoria: "I fondamenti della teoria della Relatività generale", frutto di oltre dieci anni di studio. Questo lavoro è considerato dal fisico stesso il suo maggior contributo scientifico e si inserisce nella sua ricerca rivolta alla geometrizzazione della fisica.

Intanto, nel mondo i conflitti fra le nazioni avevano avuto inizio, tanto da dare inizio alla prima guerra mondiale. Durante questo periodo fu tra i pochi accademici tedeschi a criticare apertamente il coinvolgimento della Germania nella guerra. Tale presa di posizione lo rese vittima di gravi attacchi da parte di gruppi di estrema destra; persino le sue teorie scientifiche vennero messe in ridicolo, in particolare appunto la teoria della relatività.

Con l'avvento al potere di Hitler, Einstein fu costretto ad emigrare negli Stati Uniti, dove gli venne offerta una cattedra presso l'Institute for Advanced Study di Princeton, nel New Jersey. Di fronte alla minaccia rappresentata dal regime nazista egli rinunciò alle posizioni pacifiste e nel 1939 scrisse assieme a molti altri fisici una famosa lettera indirizzata al presidente Roosevelt, nella quale veniva sottolineata la possibilità di realizzare una bomba atomica. Tale lettera diede inizio all'era dell arma nucleare.

Einstein ovviamente rinnegava profondamente la violenza e, terminati quegli anni terribili, s'impegnò attivamente contro la guerra e le persecuzioni razziste, compilando una dichiarazione pacifista contro le armi nucleari.
Più volte, poi, pose enfasi sulla necessità che gli intellettuali di ogni paese dovessero essere disposti a tutti i sacrifici necessari per proteggere la libertà politica e per impiegare le conoscenze scientifiche a scopi pacifici.

2 commenti:

Blackswan ha detto...

Difficile aggiungere altro.Un genio incommensurabile.

Legolas Helda ha detto...

E' vero! Bisogna solo tacere e riflettere amico mio carissimo! Vita lunga e prospera.

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