sabato 10 dicembre 2011

una premonizione

 Una premonizine, "sognata" della mia incessante ricerca.

Avevo appena compiuto sei anni e mi sentivo una bambina forte e sana, avrei scalato le montagne a mani nude. Vicino a casa c'era una segheria con un piazzale dove accatastavano il legno tagliato in  parallelepipedi ordinati, che chiamavamo castelli, alti come una casa a due piani. Per noi bambini erano le torri che scalavano i cavalieri per andare a salvare la fanciulla dalla treccia lunga incatenata in cima alla torre.
Allora la fanciulla doveva salire prima del cavaliere, e quella che arrivava per prima faceva la parte della faciulla. Io ero sempre la prima, volavo scalando quella catasta di legna sembravo un ragnetto. Una mattina di fine settembre mi svegliai con un mal di testa che non riuscivo a staccare dal cuscino ed una febbre altissima. Ai miei tempi non si correva al pronto soccorso per una febbre e un mal di testa accompagna sempre una febbre.
Solo quando iniziai a rigettare anche l'acqua, mamma chiamò il medico a casa. "Questa è una menengite portatela subito all'ospedale" Nel 1956 la menengite era una infezione letale, e quindi ci si aspettava la mia "partenza". Entrai in coma appena toccato il letto dell'ospedale e iniziai a "sognare"  non è il termine giusto ma meglio usare questo, è di più facile comprensione. Sognai, me Donna  di tempi antichi, con una tunica bianca lunga capelli  neri lunghi  oltre le spalle, in piedi davanti ad un talamo con baldacchino che faceva parte di una lunga fila di talami con davanti una fanciulla in tunica e capelli lunghi, sembrava una ripetizione di me stessa, lo ricordo bene non ne vedevo la fine e un uomo alto con capelli lunghi castani e una tunica lunga avvicinava una fanciulla gli tagliava i capelli e gli sussurrava all'orecchio qualcosa.
La fanciulla di turno con i capelli tagliati e il sapere nell'orecchio si coricava sul talamo con le mani composte lungo i fianchi. Arrivò il mio turno ricordo ancora bene quegli occhi dal colore indefinito con la profondità dell'oceano e una compassione che il ricordo mi fa battere il cuore ancora ora a sessantadue anni.

Mi tagliò una alla volta ciocche di capelli intanto sussurrava al mio orecchio: -Devi ritrovare tuo figlio e lo devi riportare a noi, tu sei  Eleonora  e nella tua vita è successo che....................- Non ho ricordato per anni ciò che stava dopo al "è successo che.." ma che dovevo ritrovare mio figlio non me lo sono mai dimenticata e un forte senso materno mi ha sempre accompagnata.
Uscii dal coma dopo una decina di giorni  e a dispetto dei medici, mi salvai.

Avrei chiamato Eleonora la prima figlia ma,  non ho partorito figli nella vita e ho sempre cercato di averne, ne avrei voluti tanti, ma mio figlio?
Che fosse una premonizione visto che ho durato anni a cercare mio figlio, forse è il compito della mia vita?.

3 commenti:

Legolas Helda ha detto...

Il compito della tua vita? Non saprei solo tu puoi saperlo, io posso sperare ed augurarti una...VITA LUNGA E PROSPERA! Dolce Galadriel.

Zio Scriba ha detto...

Una storia al tempo stesso commovente e da brividi...
Mi unisco di tutto cuore al bell'augurio di Legolas.
Ciao! :)

Galadriel ha detto...

@Legolas carissimo, possiamo solo intuire quale sia il compito nella nostra esistenza, e perseguire questa intuizione per poter vivere con uno scopo. Lunga vita a te e grazie dell'augurio.

@Zio Scriba ti giuro che non ho fumato nulla! Non fumo piu da 5 anni dopo 40 di fumo, sono pulita! Ma questa storia è vera ed è veramente da brividi pensare che avevo 6 anni e me la ricordo vivida come fosse ieri. Potrei descrivere dei particolari.
Grazie dell'augurio Zio mi fanno sempre piacere riceverli da amici gentili come te. <Un abbraccio.

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