Anche in Romagna, come nel resto d'Italia, sopravvivono ancora oggi un insieme di superstizioni e credenze che traggono origine dalle religioni delle popolazioni celtiche che prima dei Romani abitarono queste terre. Il Mazapégul è una di queste, un dispettoso spiritello o folletto che si aggira nei boschi e nelle pinete romagnoli. E' alto più o meno come uno gnomo, con la faccia simpatica e furba, un ibrido tra il gatto e lo scimmiotto, di pelame grigio e si caratterizza dal tipico copricapo rosso. Leggenda vuole che si tratti di ...
una piccola famigliola di folletti della notte, composta da diverse tribù conosciute con nomi diversi: “Mazapedar”, “Mazapegul”, “Mazapigur”, “Calcarel”, “e fuletà”, a seconda del paese, diffuse un po' in tutta la Romagna. Il nome della famiglia in esame è documentato per la prima volta in un estratto di un contratto di vendita del 9 maggio 1487 nell'Archivio Generale di Forlì (Prot. Gen. Vol. 47, Prot. Spec. I, Fasc. 199): «In questo anno in casa de madonna Benvegnuta, sorella de Guaspero Martinello, li era uno spirito ovvero folletto inamorato de la gentile sua massara, gioveneta venere, el quale di continuo faceva svoltare uno bacile intorno a sonari». Nel vocabolario romagnolo-italiano del Mattioli troviamo la seguente definizione: «Spirito che superstiziosamente si credeva trasformarsi in uomo per giacere colle donne». Uno spiritello maligno che si diverte a far dispetti ai contadini nelle stalle e, secondo la tradizione, s’innamora facilmente delle giovani donne che ogni notte visita nelle loro stanze posandosi loro sul petto per rendergli il sonno affannoso.
Entra di notte nelle stanze leggero come il vento, gira da un mobile all’altro e si ferma sul letto di una bella ragazza della quale ha la passione; se la donna gli è affettuosamente sottomessa le fa la calza e le rassetta le stanze, ma se la donna l’ha deriso o ha preferito a lui il fidanzato o il marito, la scuote, la morde, la graffia, le strizza le carni, la spettina oppure le nasconde gli oggetti più disparati. Trattandosi di uno dei tanti “Incubi”, demoni appartenenti alla tradizione romana, è un vero maestro nel provocare peso al ventre e orribili sogni. Il Mazapégul è responsabile del senso di soffocamento e paralisi che opprime talvolta chi dorme, “si corica con le donne, e le fa sue”; disturba anche gli animali della stalla, e soprattutto i cavalli, che si trovano al mattino coperti di sudore e adorni di trecce alle code e alle criniere.
L'unico modo per fermarlo è quello di rubargli il berrettino rosso che è solito lasciare sul pozzo dell’aia; se qualcuno si avvicina al pozzo e getta il berretto di lana nell’acqua si è salvi dalle sue appassionate insistenze Accovacciato sul pozzo lamenterà per lunghe notti la sua cattiva sorte; infatti privo del berretto, lo spiritello perde i suoi singolari poteri.
Numerosi sono le accortezze prodotte dagli abitanti delle campagne per tenere lontano questo essere che incarnava sensualità e passione erotica: dal forcone posto sotto al letto o nelle stalle, alla scopa davanti alla porta, all'inevitabile ricorso al sacerdote-esorcista.
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