giovedì 17 marzo 2011

MATA E GRIFONE

La leggenda delle leggende, quella più popolare che ogni messinese ricorda e racconta narra che quando la valorosa Messina era uno dei pochi baluardi siciliani che resisteva all'occupazione saracena (correvano gli anni 964 - 970), un gigantesco invasore moro di nome Hassas Ibn-Hammar, sbarcò in città e durante uno dei tanti saccheggi vide la bella cammarota Marta che in dialetto si trasforma in Matta o Mata figlia di re Cosimo II da Casteluccio. Il possente saraceno se ne innamora e la chiede in sposa ma ottiene un rifiuto. Ciò provocò l'ira del pirata antropofago che uccise e saccheggiò più di prima. I genitori, preoccupati...

nascosero Marta, ma il moro riuscì a rapirla con la speranza di convincerla a sposarlo.
Il pirata ottenne l’amore della bianca e austera fanciulla solo dopo la sua conversione al cristianesimo e il suo nome da Hassan si trasformò in Grifo anzi Grifone per la sua mole. I due innamorati prosperarono ed ebbero numerosi figli: i messinesi appunto.
Grifone, che cavalca uno stallone nero, un tempo bianco, ha una bellissima testa di moro, incoronata con foglie di lauro e ornata da orecchini a mezzaluna. Indossa una corazza sopra una corta tunica bianca bordata in oro.
Nella mano destra impugna una mazza di metallo, con la sinistra tiene le redini e al braccio ha uno scudo ovale al cui interno vi sono raffigurate tre torri nere su sfondo verde. Porta al fianco una bella spada la cui elsa è ornata da una testa di leone e da due teste di uccelli rapaci. Sulle sue spalle, un mantello di velluto rosso.
Il colore della sua pelle ha fatto attribuire antichissime origini etiopi al mitico fondatore di Zancle oltre a qualche legame con alcune tradizioni arabe. Il suo matrimonio con una donna bianca ha certo un significato emblematico per una città al centro del Mediterraneo.
Mata, su un destriero bianco, un tempo scuro, simboleggia l'elemento indigeno.
La tradizione la vuole nativa di Camaro, antico quartiere cittadino sull'omonimo torrente.
La testa è un rifacimento eseguito dallo scultore Mariano Grasso nel 1958. Presenta sul capo una corona con tre torri, sicuramente le torri dell'antico castello di Matagrifone, oltre che ramoscelli e fiori; dalle orecchie le pendono orecchini d'oro. Indossa una corazza di colore azzurro con ricami in oro sopra una veste bianca che le copre le ginocchia; porta ai piedi calzari con stringhe intrecciate. Sulle spalle un mantello di velluto blu.
Altra leggenda vuole collegare il mito di Mata e Grifone a Riccardo Cuor di Leone Secondo gli storici l'intervento a Messina del re inglese si ebbe per la secolare rivalità tra la comunità greca dei Griffones, influente e dispotica, che deteneva il potere politico, giudiziario ed amministrativo e il Latini. I Griffones temevano tutti gli stranieri e sopraffacevano gli altri abitanti soprattutto i Latini, che invece, grazie a Re Riccardo, riacquisiranno la propria identità e la propria libertà.
Riccardo soggiornando a Messina costruì un’imponente opera architettonica che è la Rocca Guelfonia o Matagrifone, che si eleva sulla collina omonima e domina la città. Dall’unione del verbo latino latino maetere=ammazza e Grifoni=greci, detto in senso, dispregiativo deriverebbe il nome di Matagrifoni ovvero Ammazzagreci poiché il Re Riccardo aveva in grande avversione la componente greca della città.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissimo...!

Legolas Helda ha detto...

Si la trovo anch'io una delle più belle "leggende" della nostra storia!
Forse non troppo conosciuta, ma bella davvero!

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