sabato 21 settembre 2013

Un fiorentino ch'a ben far puoser li 'ngegni! Manente degli Uberti, noto come Farinata degli Uberti

« Ed el mi disse: Volgiti! che fai?
Vedi là Farinata che s'è dritto
da la cintola in sú tutto 'l vedrai »

(Dante Alighieri - Divina Commedia, Inferno, Canto X, versi 31-33)
Farinata degli Uberti


Manente degli Uberti, conosciuto meglio con il nome di Farinata degli Uberti a causa dei suoi capelli biondo platino. Nacque a Firenze, 11 novembre 1264, fu un nobile ghibellino, fermo e convinto sostenitore dell'impero, facente parte di una delle famiglie fiorentine più antiche ed importanti. Fu da dante menzionato nel VI canto al verso 79-84 dell'Inferno tra gli uomini degni del tempo che fu, cioè i fiorentini ch'a ben far puoser li 'ngegni e nel canto X tra gli eretici.

Farinata, figlio di Jacopo degli Uberti, trascorse la sua vita a Firenze intorno l'inizio del XIII secolo, senz'altro una delle epoche più complesse che abbia mai trascorso la città toscana, afflitta da scontri intestini tra guelfi, ovvero coloro che sostenevano il papa, e i ghibellini, che erano fedeli all'imperatore di cui Farinata ne faceva parte. In questo panorama di divisioni politiche, facevano da contorno gli scontri feroci tra i guelfi ed i ghibellini per il governo della città fiorentina, dove si alternavano le due fazioni al potere con reciproche violenze. A partire dal 1239, Farinata fu a capo della consorteria di parte ghibellina, svolgendo un ruolo importantissimo nella cacciata dei guelfi avvenuta pochi anni dopo, nel 1248 sotto il regime del vicario imperiale Federico d'Antiochia, figlio dell'imperatore Federico II.

Gli Uberti, come parte dell'élite ghibellina, furono poi esiliati quando al potere tornarono gli esponenti delle famiglie di appartenenza guelfa esattemente nel 1251. La famiglia degli Uberti trovò scampo a Siena nel 1258.
Farinata contribuì poi validamente alla vittoria ghibellina di Montaperti il 4 settembre 1260. Nella dieta di Empoli che ne seguì, Farinata dimostrò il suo amor patrio insorgendo a viso aperto contro la proposta dei deputati di Pisa e di Siena, che avrebbero voluto radere al suolo la città di Firenze.

« E nel detto parlamento tutte le città vicine, e' conti Guidi, e' conti Alberti, e que' da Santafiore, e gli Ubaldini, e tutti i baroni d'intorno proposono e furono in concordia per lo migliore di parte ghibellina, di disfare al tutto la città di Firenze, e di recarla a borgora, acciocché mai di suo stato non fosse rinomo, fama, né podere. Alla quale proposta si levò e contradisse il valente e savio cavaliere messer Farinata degli liberti e nella sua diceria propose gli antichi due grossi proverbi che dicono: com' sino sape, così minuzza rape; e vassi capra zoppa, se 'I lupo non la 'ntoppa: e questi due pro-verbi rimesti in uno, dicendo: com'asino sape, si va capra zoppa; così minuzza rape, se 'I lupo non la 'ntoppa; recando poi con savie parole esempio e comparazioni sopra il grosso proverbio, com'era follia di ciò parlare, e come gran pericolo e danno ne potea avvenire, e s'altri eh' egli non fosse, mentre ch'egli avesse vita in corpo, colla spada in mano la difenderebbe. Veggendo ciò il conte Giordano, e l'uomo, e dell'autoritade ch'era messer Farinata, e il suo gran seguito, e come parte ghibellina se ne potea partire, e avere discordia, sì si rimase, e inlesono ad altro; sicché per uno buono uomo cittadino scampò la nostra città di Firenze da tanta furia, distruggimento, mina. Ma poi il detto popolo di Firenze ne fu ingrato, male conoscente contra il detto messer Farinata, e sua progenia e lignaggio, come innanzi faremo menzione. »
(Giovanni Villani - Nuova Cronica, Libro VI, Capitolo LXXXI)
Inferno canto X verso 41-42

Farinata morì nel 1264 e fu sepolto nel Duomo di Firenze. Suo figlio Lapo venne nominato dall'Imperatore Enrico VII suo vicario in Mantova. A Farinata degli Uberti, personaggio importante del suo tempo, Dante rese un grande omaggio, rendendolo una delle figure indimenticabili del suo Inferno e tratteggiandone una figura imponente e fiera, quasi omerica nel contrastare le avversità: "com'avesse l'inferno a gran dispitto", tanto che la sua guida Virgilio lo esorta a non usare con lui parole volgari ma nobili ("conte").

Nessun commento:

Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported License.