Andrea del Castagno |
la sua lezione fu solo in parte capita e assimilata, mentre essa prendeva forma, un sapore prevalentemente diretto alla ricerca del disegno e ad un assieme di eleganti tinte chiare. Mentre invece a Ferrara avvenne che l'opera di Andrea del Castagno venne ulteriormente accresciuta, ponendo le fondamenta per la scuola del loco di Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de' Roberti. Mentre Firenze e Milano erano in guerra Andrea visse a Corella, nella fortezza di Belforte, protetto dalle scorrerie e dai saccheggi.
Nel 1440, con la protezione di Bernardetto de' Medici, arrivò a Firenze, dove dipinse, a seguito della battaglia di Anghiari, l'effigie dei ribelli impiccati (Albizzi e Peruzzi), sulla facciata del Palazzo del Podestà da cui il soprannome di «Andrea degli Impiccati».
"Ultima Cena" |
Fu tra il 1440 e il 1441 che si dedicò alla realizzazione dell'affresco con la Crocifissione e santi per l'Ospedale di Santa Maria Nuova: la costruzione prospettica della scena e la volumetria delle figure sono di origine masaccesca. Nel 1442 si recò a Venezia dove, nell'abside della cappella di San Tarasio in San Zaccaria, diede vita agli affreschi con Dio Padre, Santi e i quattro Evangelisti in collaborazione con Francesco da Faenza. Mentre appartengono esclusivamente a lui i dipinti di Dio Padre, San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. Ritornando a Firenze nel 1444 si diede a fornire il cartone per una vetrata a Santa Maria del Fiore con la Deposizione. Il 30 maggio 1445 si immatricolò all'Arte dei Medici e degli Speziali. In quello stesso anno realizzò l'affresco con la Madonna col Bambino e santi della Collezione Contini Bonacossi.
Nel 1447 operò nel refettorio di Sant'Apollonia a Firenze, dando vita ad una delle sue opere più importanti. Nella parte superiore della parete affrescata dipinse a destra la Deposizione, al centro la Crocifissione e a sinistra la Resurrezione: nella parte inferiore l'Ultima Cena, la scena della rivelazione del tradimento che ha vita in un ambiente ricco, e decorato da tarsie marmoree e con richiami all'antico, come le due sfingi ai lati della tavolata. In questa scena, scorciata con violenza, le figure, in pose pacate e solenni, si allineano seguendo il ritmo orizzontale e convergono nel gruppo centrale formato dal Cristo, Giovanni e Giuda (seduto, diversamente dalle altre figure, nella parte opposta della tavolata). Sempre per Sant'Apollonia dipinse su una sopraporta l'affresco con Cristo in Pietà sorretto da due angeli (di cui rimane anche la sinopia).
"due sante" |
Nel 1455 lavorò alla chiesa della Santissima Annunziata (affreschi con Trinità san Girolamo e due sante e San Giuliano e il Redentore). Nel primo seppe coniugare l'accentuazione dei valori espressivi a un esasperato realismo. Di poco precedente e certamente più drammatica è la statua in terracotta visibile nell'oratorio di San Francesco Poverino, a pochi passi dalla basilica, rappresentante san Girolamo penitente che, recentemente restaurata, può considerarsi il modello cui Andrea si è ispirato per il suo San Girolamo: stessa postura, stessa veste, stesso nervosismo e realismo. Sempre che la scultura non sia proprio opera di Andrea, modellata prima di accingersi agli affreschi.
Di quegli anni dovrebbe essere l'affresco della Crocifissione di Santa Maria degli Angeli, oggi in Sant'Apollonia. Nel 1456 afrrescò in Duomo il Monumento equestre di Niccolò da Tolentino, in pendant con un analogo affresco di Paolo Uccello. Morì di peste il 19 agosto 1457.
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