martedì 14 febbraio 2012

Crotone ed il suo mito

Le leggende più pregne di significato per quanto riguarda la meravigliosa città calabrese di Crotone sono strettamente connesse con la fondazione della città stessa, sia nel suo mito che nella sua storia!



Herakles, essendo passato dalla terra di Lakinion con i buoi di Gerione, viene accolto in maniera ospitale da Kroton e dalla moglie Laureta; il padre di lei, però, Lakinio, osa rubare un bue dalla imandria sacra. Quando s'accorse, Herakles, combattè con Lakinio uccidendolo, ma senza volerlo colpisce a morte anche Kroton. Addolorato e sgomento di quanto accaduto, Herakles seppellisce con i dovuti onori il suo ospite e predice la nascita di una grande città.

Questa la struttura del mito, su cui si convergono molteplici varianti, che comunque sia non ne cambiano il contenuto `politico' e propagandistico: attraverso Herakles i Greci appaiono presenti in questa terra già in tempi molto antichi.
Anche a rivendicare un'antica presenza Achea, sembra metabolizzarsi il mito che vuole i Greci reduci da Troia sbarcare sulle rive del Neto, dove le prigioniere troiane, stanche dei lunghi viaggi, danno fuoco alle navi costringendoli a fare sosta in quei luoghi.[...]
Più intimamente connessa alla fondazione storica ed all'importanza rivestita in questa occasione dall'oracolo di Apollo a Delfi, è la leggenda che narra di Miscello di Ripe, il quale, avute le informazioni necessarie a trovare il sito della nuova città dalla Pizia (sacerdotessa di Apollo nel santuario di Delfi), e costeggiando la piana di Sibari, dove si sorgendo Sybaris, ritorna da Apollo a chiedere il consenso di fer sosta in quella immensa pianura. Adiratosi, il dio, sempre per bocca della Pizia, tratta male il povero Miscello ribadendogli le sue istruzioni, che questa volta l'ecista segue scrupolosamente.

I fatti miracolosi riportati dalle fonti riguardano soprattutto al santuario extraurbano di Hera Lakinia, dove si verificano fatti miracolosi. Il fuoco che arde sull'altare della dea, davanti al tempio, probabilmente quasi all'estremità del promontorio, quindi esposto a tutti i venti, non si spegne mai, né le ceneri volano via. Anche legato all'influsso della dea viene considerato il fatto che gli animali, di proprietà del santuario, pascolano tranquilli nei dintorni ed a sera rientrano da soli nelle proprie stalle dividendosi ciascuno per genere, senza alcun intervento di mano d'uomo.

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