lunedì 3 ottobre 2011

il castagno

Cari amici, ed amanti di miti e leggende  quest'oggi volevo narrarvi una leggenda che narra di un'avventurosa regina napoletana, Giovanna I d'Angiò, che pur mai stata in Sicilia, ebbe tuttavia enorme notorietà nell'isola, perché fu lei l'artefice della firma per il trattato di pace di Catania nel 1347, tramite i suoi ambasciatori, che pose fine alla seconda fase della guerra del Novant'anni;' e catanesi erano la sua fedele cameriera Pippa e il suo siniscalco Raimondo, partecipi con lei nell'assassinio di suo marito Andrea d'Ungheria, ucciso ad Aversa nel settembre del 1345.
Il raffinato centro etneo di Sant'Alfio in provincia di Catania (che prende il nome da uno dei tre santi fratelli guasconi Alfio, Cirino e Filadelfo, martirizzati sotto l'imperatore Decio nel terzo secolo d.C.) è famoso per un gigantesco castagno, da secoli chiamato " il castagno dei cento cavalli ".


Il castagno nonostante fu bruciato nel suo tronco principale nel 1923 (forse per vendetta di alcuni abitanti di Giarre, seccati che il comune di Sant'Alfio avesse ottenuto l'autonomia amministrativa," sottraendo una notevole fetta di territorio al comune di Giarre) torreggia imponente e gigantesco: infatti i suoi quattro polloni hanno una circonferenza totale di circa cinquanta metri. Ma non è l'unico castagno gigantesco e secolare della zona, perché nelle vicinanze ne troviamo un altro, che per le sue colossali dimensioni è chiamato " la nave "; e un altro ancora è soprannominato " rusbigghiasonnu, risvegliasonno ", per il numero straordinario degli uccelli che cinguettano al mattino, oppure perché, con i suoi rami più bassi faceva svegliare bruscamente il dormiente carrettiere, che non faceva in tempo ad evitarli. Il castagno di cui narriamo è soprannominato " dei cento cavalli " perché...
secondo una secolare tradizione Siciliana, la regina napoletana Giovanna I d'Angiò, che regnò dal 1343 al 1381  fu famosa per le sue dissolutezze, avrebbe trovato ristoro con tutto il suo seguito, che era formato da un centinaio circa di cavalieri e di dame, essendo stata investita da un terribile temporale durante una battuta di caccia sull'Etna, che allora era ricco di daini e di cinghiali, nonché di cervi. Si tratta, insomma, di un castagno dalle vesti " regali ". Della leggenda sono entrati in possesso i poeti, tanto in dialetto quanto in lingua italiana. Uno dei più rappresentativi poeti dialettali catanesi, Giuseppe Borrello, ha cantato questo smisurato albero come un Pedi di castagna tantu grossú ca ccu li rami so' forma un paracqua sutta di cui si riparò di l'acqua, di fùrmini, e saitti la riggina Giuvanna ccu centu cavaleri, quannu ppi visitari Mungibeddu vinni surprisa di lu timpurali. D'allura si chiamò st'àrvulu situatu 'ntra 'na valli lu gran castagnu d'i centu cavalli.' Un altro poeta della zona etnea, il dannunziano Carlo Parisi da Macchia di Giarre (1883-1931), immagina, con delicata fantasia, i tre santi fratelli martiri. Alfio, Cirino e Filadelfo serenamente addormentati sotto le fronde del vetusto castagno, nella dolcezza della sera primaverile: "A sera dolce: al fresco di rugiada ora prendon beltà le vigne in fiore, ora ne' trebbi della lenta strada co' cavalieri delle tue convalli dormono i tre fratelli del Signore sotto il castagno dei cento cavalli." Ed il poeta catanese Giuseppe Villaroel, ha dedicato al " castagno dei cento cavalli " questo suggestivo e classicheggiante sonetto: Dal tronco, enorme torre millenaria, i verdi rami in folli ondeggiamenti, sotto l'amplesso quèrulo dei venti, svettano ne l'ampiezza alta de l'aria. Urge la linfa, ne la statuaria perplessità de le radici ergenti, sotto i laocoontei contorcimenti, dal suolo che s'intesse d'orticaria. E l'albero Briareo legnificato ne lo spasimo atroce che lo stringe con catene invisibili alla terra, tende le braccia multiple di sfinge scagliando contro il cielo e contro il fato una muta minaccia ebbra di guerra.' Di quest'albero gigantesco abbiamo parecchie descrizioni nelle opere degli storici siciliani, a partire dal Cinquecento.' La prima descrizione fatta da un viaggiatore straniero è quella dello scozzese Patrick Brydone, che nel 1770 lo visitò: " Fra questi alberi ve ne sono molti di dimensioni enormi. Tra tutti però il Castagno dei cento cavalli è di gran lunga il più famoso... L'apertura centrale è ora prodigiosamente grande, e se questo era una volta un unico tronco, è giusto che lo abbiano considerato come un fenomeno straordinario del mondo vegetale, e il suo titolo di gloria della foresta gli va a pennello ".'

6 commenti:

Unknown ha detto...

...quante storie assistono...parole odono...Anime accolgono...gli Alberi testimoni discreti...protettori e custodi...le Poesie che hai riportato son molto belle Legolas..Kitos...
sereno iniziar del giorno Amico Caro..
dandelìon

Galadriel ha detto...

Questo è un albero"Maestro" come un vecchio saggio, accoglie giovani vite sotto di sè per proteggerle, e sapendo ascoltare.....da saggi isegnamenti. Grazie Legolas...sono sempre belle le storie della tua terra. Lunga vita a te .

Legolas Helda ha detto...

Cara amica dandelion, un'albero, un tronco, dei rami, vestiti di foglie , proferiscono suoni che soltanto una lingua parlata in quel mondo che primiero ed unico che fu riescono, a raccontare come la vita vuole.
lunga vita e prosperità dandelion svit-kona

Legolas Helda ha detto...

Galadriel, sei sempre molto attanta a tutto ciò che a volte è passato inosservato agli occhi umani. Ma come reggente dei boschi,della madre natura sei pronta in ogni instante a dare un tocco di magia che voce dona ad ogni immagine silente ai più.
Lunga vita e prosperità Galadriel svit-kona

OceanoAzul.Sonhos ha detto...

Sempre gosto de ler lendas, gostei desta que nos contou.
um abraço
oa.s

Legolas Helda ha detto...

Que bom que você quer algo para agradar! Vida longa e próspera, OA.S

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