venerdì 8 luglio 2011

monaco e precursore della musica

Guido Monaco, meglio conosciuto anche come Guido d'Arezzo o Guido Aretino nato nel 991 circa e morto nel 1050, è stato un monaco e precursore della musica, italiano.
È stato un'eccellentissimo teorico musicale ed è ritenuto a giusta ragione l'ideatore della moderna notazione musicale e del tetragramma, che sostituirono l'allora dominante notazione neumatica. Il suo trattato musicale, il Micrologus, fu il testo di musica più famoso del Medio Evo, dopo i trattati di Severino Boezio.


Il luogo della sua nascita non è certo: Arezzo, Ferrara, Pomposa, Talla sono alcuni tra i centri che se ne contendono tale diritto. Tra il 1026 e il 1032, Papa Giovanni XIX lo invitò a Roma affinché potesse dare lumi alla sua opera. Morì intorno al 1050.
Fu monaco dell'ordine benedettino e curò l'insegnamento della musica nell'Abbazia di Pomposa, sulla costa Adriatica vicino a Ferrara, dove pose attenzione alla difficoltà che i monaci avevano ad apprendere e ricordare i canti della tradizione Gregoriana. Per trovare una soluzione a questo problema, pensò di...

ideare un metodo d'insegnamento completamente rivoluzionario, che lo rese presto famoso in tutta l'Italia settentrionale. L'ostilità e l'invidia degli altri monaci dell'abbazia lo portarono a migrare verso Arezzo, città che, nonostante priva di un'abbazia, aveva una fiorente scuola di canto. Arrivato in questa terra, si pose sotto la protezione del vescovo Tedaldo, a cui dedicò il suo famoso trattato: il Micrologus.
Dal 1025, Guido fu insegnante di musica e canto nella Cattedrale, dove trovò il modo di proseguire gli studi intrapresi a Pomposa arrivando a codificare la moderna notazione musicale, che avrebbe ridisegnato il modo di insegnare, comporre e tramandare la musica.
Per venire in aiuto ai monaci cantori, Guido aveva usato le sillabe iniziali dei versi dell'inno a San Giovanni Battista di Paolo Diacono e le aveva usate per comporre la scala musicale:
(LA)
« Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes »
(IT)
« Affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue azioni
i tuoi servi,
cancella il peccato
del loro labbro contaminato,
o san Giovanni »

(Inno a San Giovanni)
da cui derivarono i nomi delle note Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si. E grazie a questo espediente che dobbiamo il nome delle note tuttora in uso, ad eccezione di quello del Do, che Guido chiamava Ut (nome ancora in uso in altre lingue, ad esempio in francese): solo nel Seicento il teorico della musica italiano Giovanni Battista Doni propose il nome attuale, ottenuto dalla parola 'Dominus' ossia 'Signore' in riferimento a Dio (ma molto probabilmente scelse il nome 'Do' come una evidente allusione al suo cognome). In questo modo Guido riesci a porre le basi per sviluppare il sistema teorico detto solmisazione (primiera forma di solfeggio). Guido codificò inoltre il modo di scrivere le note definendo le posizioni delle note sulle righe e negli spazi del rigo musicale e proponendo un sistema unico ed universale per la loro scrittura (utilizzando, per la parte terminale della nota, un quadrato, che sarebbe poi diventato un rombo ed infine un ovale). Il rigo che usò Guido aveva quattro righe (a differenza del moderno pentagramma, che ne ha cinque) ed era per questo detto tetragramma. A Guido monaco inoltre si adeve attribuire l'invenzione di un sistema mnemonico, detto mano guidoniana, per aiutare l'esatta intonazione dei gradi della scala musicale. Oltre che nel già citato Micrologus, egli espose tali innovazioni in moltissime lettere e trattati: tra queste, degne di menzione sono la Epistola "ad Michaelem de ignoto cantu", il "Prologus in Antiphonarium" e le "Regulae rithmicae".
Non sappiamo con certezza quali delle innovazioni attribuite a Guido monaco fossero state concepite a Pomposa e quali ad Arezzo, perché l'antifonario che Guido monaco scrisse a Pomposa è andato perso. La popolarità, che la diffusione del Micrologus, diede a Guido monaco in tutta Italia fece in modo che fosse invitato a Roma da Papa Giovanni XIX. Pare che Guido monaco vi andò nel 1028, sostando al Laterano ed illustrando alla Curia Papale le novità che aveva introdotto; ritornò però presto ad Arezzo a causa della sua salute precaria. Dopo questa data si hanno meno notizie certe di Guido monaco, tra cui quella del completamento del suo antifonario attorno al 1030, che però è andato perduto. Fù priore presso il monastero di Fonte Avellana tra il 1035 e il 1040, anni in cui Pier Damiani indossava l'abito monastico e di cui Guido monaco divenne grande amico. In questo celeberrimo monastero, Guido monaco portò a compimento il suo Codice Musicale, poi denominato NN o Codice di Fonte Avellana, ancora oggi conservato nella vastissima biblioteca dell'importante monastero appenninico. In seguito, dal 1040 al 1050, anno in cui arrivò la sua morte, Guido monaco fu priore del monastero di Pomposa, nel quale aveva coltivato la sua vocazione monastica ed aveva vissuto i primi anni come monaco. Dal 1040 al 1042, Guido monaco volle con lui a Pomposa l'amico Pier Damiani, affidandogli la mansione di maestro dei monaci e dei novizi. Alcune cronache lo danno per beatificato subito dopo la morte, ma non esistono certezze in merito.

2 commenti:

Unknown ha detto...

...sai....penso che la condividerò su fb...è molto interessante il metodo adottato a quei tempi...un curioso scritto...grazie Legolas...sereno vissuto in armonia ed emozione..a presto..
Dandelìon

Legolas Helda ha detto...

E sempre un piacere farti cosa gradita, dandelion finiarel.
Lunga vita e prosperità

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