sabato 16 aprile 2011

E fù il pentagramma

Guido Monaco, conosciuto anche come Guido d'Arezzo o Guido Aretino (991 circa – 1050), è stato un monaco e musicologo italiano.
E' stato un importantissimo teorico musicale ed è considerato l'ideatore della moderna notazione musicale e del tetragramma, che rimpiazzarono l'allora dominante notazione neumatica. Il suo trattato musicale, il Micrologus, fu il testo di musica più distribuito del Medio Evo, dopo i trattati di Severino Boezio.
Nacque intorno al 991. Il luogo della sua nascita è incerto: Arezzo, Ferrara, Pomposa, Talla sono alcuni tra i centri che se ne contendono i natali. Tra il 1026 e il 1032, Papa Giovanni XIX lo invitò a Roma affinché gli spiegasse la sua opera. Morì intorno al 1050.
Fu monaco benedettino e curò l'insegnamento della musica nell'Abbazia di Pomposa, sulla costa Adriatica vicino a Ferrara, dove notò la difficoltà che i monaci avevano ad apprendere e ricordare i canti della tradizione Gregoriana. Per risolvere questo problema, ideò e adottò un metodo d'insegnamento completamente nuovo, che lo rese presto famoso in tutta l'Italia settentrionale. L'ostilità degli altri monaci dell'abbazia lo portarono a trasferirsi ad Arezzo, città che, benché priva di un'abbazia, aveva una fiorente scuola di canto. Qui giunto, si pose sotto la protezione del vescovo Tedaldo, a cui dedicò il suo famoso trattato: il Micrologus.
Dal 1025, Guido fu insegnante di musica e canto nella Cattedrale, dove ebbe modo di proseguire gli studi intrapresi a Pomposa arrivando a codificare la moderna notazione musicale, che avrebbe rivoluzionato il modo di insegnare, comporre e tramandare la musica.
Per aiutare i cantori,Guido aveva usato le

sillabe iniziali dei versi dell'inno a San Giovanni Battista di Paolo Diacono e le aveva usate per comporre la scala musicale:
(LA)
« Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes »
(IT)
« Affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue azioni
i tuoi servi,
cancella il peccato
del loro labbro contaminato,
o san Giovanni »
(Inno a San Giovanni) a cui derivarono i nomi delle note Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si.
È infatti a questo espediente che dobbiamo il nome delle note tuttora in uso, ad eccezione di quello del Do, che Guido chiamava Ut (nome ancora usato in altre lingue, ad esempio in francese): solo nel Seicento il teorico della musica italiano Giovanni Battista Doni propose il nome attuale, derivato dalla parola 'Dominus' cioè 'Signore' in riferimento a Dio (ma molto probabilmente scelse il nome 'Do' come chiara allusione al suo cognome). In questo modo Guido pone le basi del solfeggio. Guido codificò inoltre il modo di scrivere le note, definendo le posizioni delle note sulle righe e negli spazi del rigo musicale e proponendo un sistema unificato per la loro scrittura. Il rigo usato da Guido aveva quattro righe (a differenza del moderno pentagramma, che ne ha cinque) ed era perciò detto tetragramma. A Guido si deve inoltre l'invenzione di un sistema mnemonico, detto mano guidoniana, per aiutare l'esatta intonazione dei gradi della scala. Oltre che nel già citato Micrologus, egli espose tali innovazioni in numerose lettere e trattati: tra queste, degne di menzione sono la Epistola "ad Michaelem de ignoto cantu", il "Prologus in Antiphonarium" e le "Regulae rithmicae".
Non è chiaro quali delle innovazioni attribuite a Guido fossero concepite a Pomposa e quali ad Arezzo, perché l'antifonario che egli scrisse a Pomposa è andato perduto.
La notorietà che la diffusione del Micrologus gli diede in tutta Italia fece sì che fosse invitato a Roma da Papa Giovanni XIX. Successivamente, dal 1040 al 1050, anno in cui sopraggiunse la sua morte, Guido fu priore del monastero di Pomposa, nel quale aveva maturato la sua vocazione monastica ed aveva vissuto i primi anni come monaco. Dal 1040 al 1042, Guido volle con lui a Pomposa l'amico Pier Damiani, affidandogli la mansione di maestro dei monaci e dei novizi. Alcune cronache
lo danno per beatificato subito dopo la morte, ma non esistono certezze in merito.

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